OMBRE

OMBRE, l’opera monumentale di Carlo De Meo per il Cile.
Nel nord del Cile, nella zona più arida del mondo, stretta tra il deserto di Atacama e l’oceano Pacifico, la Bienal Saco ha invitato l’artista Carlo De Meo e la curatrice Isabella Indolfi per una residenza artistica di un mese, finalizzata alla realizzazione di una imponente installazione site-specific, nel cuore della città di Antofagasta.
Il progetto, che gode del supporto dell IIC Santiago, è frutto della collaborazione tra la Bienal Saco e la Biennale Seminaria, che hanno messo in atto un programma di scambio artistico coordinato da Marianna Fazzi.
OMBRE è in assoluto la più grande opera ambientale mai realizzata da Carlo De Meo nella sua ormai 40ennale carriera artistica e porta con sé tutti i tratti distintivi della sua ricerca: il corpo umano (e precisamente quello dell’artista) come misura dello spazio; la scrittura che, tra poesia e giochi di parole, scandisce la narrazione; l’uso calibrato della luce e delle ombre per dare corpo all’anima e affermare l’essere; il processo di raccolta e sintesi di materiali e oggetti di scarto che compongono l’opera; l’ancoraggio di concetto e materia al luogo, da cui tutto nasce e acquisisce senso; il dispiegamento dell’installazione come una storia da attraversare.
Ispirata al tema “Ecosistemi Oscuri”, scelto dalla direttrice Dagmara Wyskiel per la 12esima edizione della biennale, l’opera parla di oscurità e resistenza. Il titolo, OMBRE, nasce da una coincidenza linguistica tra l’italiano e lo spagnolo, dove una acca trasforma la parola italiana “ombre” nello spagnolo “hombre", ovvero uomo. Una coincidenza non da poco per Carlo De Meo, su cui si fonda tutta l’opera.
La narrazione inizia con ERA NOTTE, ERA BUIO, DI UN BUIO CHE NON ERA LA NOTTE. Il buio a cui l’artista fa riferimento è una oscurità innaturale, sociale, culturale, intellettuale; ma anche un’oscurità che protegge, come l’ombra nel deserto, e che permette alla resistenza di fiorire.
Nel complesso industriale in disuso della Molinera del Norte di Antofagasta, lì dove una volta sorgevano i grandi silos del grano, di cui oggi rimangono solo le basi circolari che popolano un inospitale deserto di asfalto di centinaia di metri quadri, Carlo De Meo ricrea una oasi di incanto e riflessione a misura d’uomo, in cui il pubblico è invitato a sostare, ascoltare, interrogarsi.
Protetti dall’ombra di una moltitudine di ombrelli da pioggia (oggetto decisamente esotico in una regione dove non piove mai), i visitatori si fanno strada nella storia narrata da figure di uomini che prendono vita da vecchie porte, oggetti e materiali di scarto, scolpiti e assemblati seguendo coincidenze formali, paradossi concettuali ed errori visionari. Ci si perde nel mondo di Carlo De Meo fatto di forme, volumi, parole e suoni, in un groviglio di braccia, dita, mani, piedi, bocche e tutto quello che serve per ESSERE, finchè non ci si ritrova con una domanda: COSA RICORDI DELLA TUA OMBRA?
In mostra dal 24 Giugno al 14 Settembre 2025
Bienal Saco
Molinera del Norte, Antofagasta, Cile
Questo articolo è disponibile anche in:
English (Inglese)