STRATI COLLECTIVE
STRATI è un collettivo artistico multidisciplinare nato a Londra nel 2018 che mescola le arti visive con il suono e l’architettura.
Nato dalla convergenza di artisti provenienti da ambiti differenti, Strati è una piattaforma artistica in continua evoluzione, alla ricerca costante di nuove formule che mirano alla creazione di ecosistemi artistici site-specific ed immersivi all’interno di ambienti sia naturali che urbani.
Roberto Di Ciaccio è un sound artist e sound engineer residente a Londra.
E’ co-fondatore dal 2016 di Ab Uno, progetto di musica elettronica ambient che esplora le intersezioni tra sintesi modulare, field-recording ed arte visiva, con all’attivo lavori su etichette come Dornwald Records, Opal Tapes, Mahorka, Rohs, Transferans. Dal 2018 è anche membro del collettivo artistico Strati. Roberto ha conseguito una laurea in ingegneria del suono presso la St. Louis College of Music di Roma ed un master in Tecnologia Musicale presso la UWL di Londra.
Ivano Pecorini è un compositore e Sound Artist italiano di base a Londra. I suoi lavori spaziano tra la composizione elettroacustica e la sound art, focalizzandosi sulla manipolazione sonora ed il connubio tra Field Recording, suoni sintesi, e strumenti acustici. Ne risultano cosi opere pregne di esplorazioni e sperimentazioni che creano soundscapes elettronici inaspettati.
Ha studiato composizione elettroacustica al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, ed alla University of West London di Londra. Attualmente sta svolgendo un dottorato di ricerca in composizione presso la University of Greenwich di Londra.
TITOLO PROGETTO PER SEMINARIASOGNINTERRA23
LIMEN
Quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro?
Importantissimo, se non fondamentale. È proprio il passato a fornirci una base di esperienze e memorie, sia individuali che collettive, su cui progettare il futuro e costruire la nostra identità. Ciò che siamo è principalmente dovuto al passato. Proprio dove si costruiscono nella sostanza e nella forma le
fondamenta del futuro è per noi più facile individuare un passato persistente, ricorrente. È come se più
invocassimo il futuro, più il passato tornasse con i suoi riverberanti ricordi.
Quali sono gli elementi su cui vorresti/e lavorare ancora?
Il tema della memoria e della sua instabilità intrinseca è un tema che abbiamo iniziato ad affrontare sia singolarmente che come collettivo, e sentiamo che c’è ancora molto da esplorare. Lavorare su opere site-specific, e attraverso tecniche e media diversi, tutto ciò ci permette di esplorare come i ricordi possano dissolversi, modificarsi o addirittura sfumare nel tempo. Ogni luogo, ogni comunità ha il proprio passato fatto di ricordi unici. Ci sono casi in cui la memoria va salvata dall’oblio evitando che si affievolisca, ed altri, in cui la memoria è viva e presente in modo forte e identitario all’interno di una comunità come qui a Maranola. Per questo la memoria è un tema che ci affascina molto e sui cui sicuramente continueremo a sperimentare.
Raccontateci di più dell’opera per Seminaria.
Maranola ci ricorda un disco incantato. Ci siamo ritrovati a guardare frammenti di video delle processioni religiose di San Michele e l’impressione avuta è che il tempo qui si sia in qualche modo fermato. Lo stesso rito tramandato da anni si ripete implacabile, un loop incurante dello scorrere del tempo che contribuisce a formare le fondamenta della memoria collettiva del borgo. Se non fosse per la qualità e le caratteristiche delle riprese video che migliorano progressivamente, di anno in anno, sarebbe quasi impossibile trovare delle differenze. Nasce così l’idea per Limen. Attraverso il recupero di materiale d’archivio visivo e sonoro della processione, siamo andati alla ricerca di quei momenti, quei frammenti e peculiarità che rendono questo evento apparentemente statico ma allo stesso tempo vivo e pieno di minuscole sfumature, rielaborandoli attraverso una manipolazione visiva e sonora, sfruttando le irregolarità dello spazio e l’instabilità del mezzo.
Un progetto che non avete potuto realizzare, ma che vi piacerebbe fare?
Stiamo lavorando a nuovi progetti sia in Italia che a Londra che per diversi motivi non è stato ancora
possibile realizzare. Tra tutti, un’opera di sound art che prevede l’allestimento di una struttura composta da molti frigoriferi malfunzionanti ed un progetto di luci e audio immersive.
La vostra ricerca spazia tra i diversi linguaggi offerti dalla multimedialità, il suono si ibrida con la natura o il video restituendo degli ambienti immersivi, durante i processi di realizzazione che importanza acquisisce il suono? Rappresenta per voi l’incipit della creazione o il climax?
Provenendo entrambi dal mondo del sonoro, è chiaro che il suono rivesta per noi un ruolo di primissimo piano e sia un linguaggio fondamentale all’interno delle nostre opere multimediali.
La creazione di una narrazione non lineare ed immersiva è il filo conduttore che lega tutte le nostre opere, al di là delle tecniche utilizzate. Se pensiamo alla composizione musicale come all’organizzazione di suoni in evoluzione nel tempo, in questo caso l’utilizzo di sorgenti sonore e media sempre differenti ci permette di comporre opere che occupino lo spazio, che interagiscano con esso; un vero e proprio mutualismo, un rapporto simbiotico che possa offrire ogni volta spunti e prospettive diverse. Per questo motivo, non esiste una sola via percorribile. A volte è il paesaggio sonoro di un luogo specifico ad inspirare il nostro processo creativo e a farci approcciare in modo unico ad un lavoro; altre volte invece il suono è solo un aspetto, il culmine di un processo di ricerca più vasto e multiforme.